Dall’intervista di Paolo Ghisleni, Bergamo News 7 gennaio 2019
https://www.bergamonews.it/2019/01/07/don-roberto-trussardi-la-mia-caritas-includera-affascinera-la-testimonianza/299494/
La mia Caritas? Includerà e affascinerà con la testimonianza
“Indottrinare non porta lontano, dobbiamo affascinare con la carità, cioè con le opere dell’uomo e la testimonianza”. Così don Roberto, neo direttore della Caritas diocesana di Bergamo, illustra l’impronta che avrà il suo operato:
prevenire ed educare sono le forme di carità più alta.
…la fede e la carità sono anche e soprattutto azione, però manca la formazione.
In che senso?
A volte si fatica a riflettere, ascoltare, pensare, progettare. Ci manca questa forma mentis, la voglia di ragionare prima di agire… si aiuta il povero ma non ci si pone domande sulle cause della povertà… È un discorso generale, che supera le logiche politiche… Io sono un prete e il prete è l’uomo di tutti: non mi piacciono quelli politicizzati perché il Vangelo deve arrivare a tutti e poi ognuno risponde personalmente. A volte abbiamo indottrinato sbagliando: ci siamo concentrati sulle regole e non sul fascino della carità”.
La fede ha come fondamento la carità.
Progetti di inclusione e lavoro.
Don Roberto ospite delle Iene per l’accoglienza ai migranti
Protagonista della trasmissione di Italia 1, grazie al servizio dedicato all’Accademia dell’integrazione, un progetto che la Caritas bergamasca e il Comune di Bergamo hanno avviato da qualche settimana ottenendo anche la collaborazione di Confindustria.
Di fatto, dallo scorso settembre una parte del Cas (il centro di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo) del capoluogo orobico è dedicata alla sperimentazione finalizzata a garantire una formazione ai migranti per agevolarne l’ingresso nel mondo del lavoro.
In questa sorta di campus, le regole sono precise: sveglia alle 6.30, adunata, pulizie, lezioni di italiano tutti i giorni, venti ore di pulizia del verde cittadino alla settimana. In trenta hanno scelto di affrontare questa esperienza, ma l’obiettivo è moltiplicare il numero.
«L’accoglienza non deve fermarsi ad accogliere, ma deve diventare integrazione – ha detto don Trussardi, direttore della Caritas di Bergamo, al microfono di Giulio Golia, entrando nelle case di milioni di italiani -. Per l’accoglienza fine a se stessa non è più il momento. Volontariamente, i ragazzi hanno scelto di iniziare questa esperienza, avviata a fine settembre e destinata a protrarsi per un anno. Un’avventura che sta dando buonissimi risultati. E anche i cittadini, nel vederli al lavoro, apprezzano».
Loro stessi, intervistati dalla Iena Golia, si dicono contenti di avere un impegno fisso e regolare, di poter provare a ottenere una formazione in grado di consentire, un domani e a determinate condizioni, di ottenere un lavoro.
Del resto, lo scopo è questo. «Abbiamo coinvolto Confindustria – ha aggiunto il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori -, che si è detta disponibile a fornire orientamento e organizzare tirocini nelle aziende associate, arrivando quindi ad assumere se i ragazzi otterranno il permesso di soggiorno».
Tra l’altro, il progetto curato da don Trussardi potrebbe diventare un riferimento a livello più ampio, considerato il fatto che – come ha aggiunto lo stesso Gori – «rientra interamente nei 35 euro che lo Stato spende per il mantenimento quotidiano di ogni singolo richiedente asilo: non si spende nemmeno un euro in più. Quindi, questa cosa si può riprodurre in tutta Italia. Il nuovo decreto Sicurezza cancella lo spazio per la protezione umanitaria, ma visto che i rimpatri sono difficili, è interesse nostro, per avere città sicure, fare in modo che questi ragazzi siano impegnati, perché altrimenti gli irregolari rischiano di restare vittima del lavoro nero o di affiliarsi a organizzazioni criminali».